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2 Giugno, la Repubblica orfana del sindacato

Non sempre le associazioni mentali che portano a riflettere hanno una spiegazione logica. Non so perchè ma, quest'anno, la Festa della Repubblica, la fase post Covid che stiamo vivendo, mi portano a riflettere sull'attuale ruolo del sindacato in Italia. Il Covid, oltre a seminare morti e investire come un uragano la salute pubblica, ha avuto un impatto immenso nel mondo del lavoro. Migliaia di posti di lavoro sono andati persi, decine di migliaia di persone sono state costrette a lasciare aziende ed uffici e ora lavorano da casa, milioni di euro sono stati distribuiti a sostegno di lavoratori, sotto varie forme, e a categorie di lavoratori nel commercio e nelle libere professioni. Di fronte a tale situazione qual è stato il peso del sindacato? Pari a zero. E anche ora che il tema fondamentale è il ritorno al lavoro in sicurezza, l'apporto e il contributo del sindacato non riesco sinceramente ad intravederlo tra le iniziative concrete che sono in campo. Ma come si è arrivati a questa crisi profonda del sindacato italiano? Il tema è enorme e stride con il grossissimo lavoro e il ruolo eccezionale svolto dal sindacato italiano dal secondo dopo guerra in poi. Da quando ossia è stata istituita la Repubblica e la Costituzione italiana ha previsto nell'articolo 39 "L'organizzazione sindacale è libera. Ai sindacati non può essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme di legge. E` condizione per la registrazione che gli statuti dei sindacati sanciscano un ordinamento interno a base democratica. I sindacati registrati hanno personalità giuridica. Possono, rappresentati unitariamente in proporzione dei loro iscritti, stipulare contratti collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria per tutti gli appartenenti alle categorie alle quali il contratto si riferisce".
Purtroppo, a parte le eccezioni di singoli sindacalisti che ancora si battono (a volte in solitudine) per difendere il diritto al lavoro e i lavoratori (e il pensiero va in questi giorni a quelli impegnati per le vertenza Jabil e Whirpool sul territorio campano) per il resto l'attuale sindacato non difende più i lavoratori ma gli "occupati". Il che fa una bella differenza. Inoltre il sindacato paga una crisi profonda dovuta ad un'eccessiva colleganza e in qualche caso sottomissione ai partiti politici che ha inciso sulla sua indipendenza e credibilità (basti pensare quanti sindacalisti si sono buttati in politica).
La Repubblica e la democrazia italiana funzionano quando tutti gli attori politici e sociali hanno un peso e svolgono il loro ruolo grazie al mirabile equilibrio normativo stabilito dalla Costituzione. Ma se i sindacalisti fanno i politici, i magistrati condizionano la politica (vedi recente caso Palamara), la politica non rispetta magistratura e sindacato, i giornalisti fanno politica, salta completamente il sistema di pesi e contrappesi democratici. E quindi sforziamoci tutti di fare il nostro dovere nel nostro campo senza appropriarci di prerogative altrui. Di lavoro da fare ce n'è tanto e la confusione non aiuta.
(Nel link a seguire l'accesso ad un veloce questionario con cui potete esprimere la vostra opinione in proposito)

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