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A Caserta il virus non sfonda ma preoccupa

I dati dei positivi in provincia di Caserta sono giunti a 349, come si vede nella tabella, e purtroppo ci sono stati 32 deceduti. Guarite 46 persone che vanno sottratte a quelle risultate positive. Da oltre due mesi, ogni sera, in redazione (nelle nostre redazioni diffuse potremmo dire, visto che lavoriamo da casa come tanti) attendiamo i bollettini dell'Asl, della Protezione civile, della Regione Campania. Sono cifre non facilmente decifrabili. In primo luogo per un elemento temporale: i tamponi casertani vengono esaminati negli ospedali di Aversa, Marcianise e Caserta ma non è detto che alcuni non vengano inviati ancora al Cotugno o ad altri laboratori regionali. Ogni laboratorio ha i suoi tempi di lavorazione per cui è difficile comprimere in 24 ore i risultati. Oggi "tot tamponi" in realtà è un'espressione che non può essere precisa, ma solo indicativa.
Detto questo vanno fatte alcune considerazioni. Primo: stare a casa è fondamentale per contrastare il contagio che è maggiore nelle città con più abitanti (Caserta 20, Aversa 23, Marcianise 21, S. Maria C. V. 31 qui c'è stato un terribile focolaio provocato da un episodio specifico). Ma non tutto può essere spiegato con le misure di contenimento. Basta guardare Castel Volturno dove i contagi sono "solo" e per fortuna 12, a fronte di un'osservanza delle misure di contenimento a dir poco leggera (basta guardare le foto della ressa all'ufficio postale o nella zona dei Palazzi Cirio a Mondragone). Questo non vuol dire che bisogna fare come Castel Volturno, assolutamente, bisogna continuare a stare chiusi in casa e distanziati. Ma nel frattempo bisognerebbe anche provare a studiare per bene nelle singole realtà locali come si diffonde il virus. Questo è possibile, perchè ci sono le professionalità e c'è la strumentazione adatta. Studiare per calibrare al meglio le misure di contenimento con la necessità di riprendere a vivere senza il rischio di morire per Coronavirus. In questo dovrebbero fare uno sforzo anche gli enti locali, Comuni e Provincia, a cui si richiede un'operatività eccezionale, come quella che sta dimostrando la Regione ma che nelle varie realtà locali non può continuare a sintetizzarsi da parte dei sindaci nel semplice "state a casa" o "ci vuole l'esercito per controllare". Questa pandemia è anche un banco di prova per la nostra classe politica, a tutti i livelli, non bastano le ordinanze contraddittorie o inapplicabili a risolvere problemi. Ogni sindaco deve dimostrare impegno per far vivere ma anche rivivere il proprio territorio. Finora questo impegno non si è visto.