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DIARIO DI VIAGGIO: Il treno e la notte

Di notte il viaggio in treno cambia prospettiva. I finestrini diventano specchi neri che riflettono quello che c'è nel vagone. Non è più possibile far penetrare lo sguardo oltre il vetro e osservare paesaggi, case, montagne o tutto quanto il convoglio attraversa. E' molto diverso che viaggiare in auto. Non ci sono i fari ad illuminare cosa è davanti a noi e, quindi, la dimensione è una sola, quella dei passeggeri.

Ma anche i passeggeri cambiano. Parlano meno tra loro, si muovono meno lungo il corridoio, hanno il volto meno disteso perchè, indipendentemente dal tempo di viaggio accumulato, hanno sul viso i segni delle ore trascorse da quando si sono svegliati. L'atmosfera del viaggio di notte in treno mi affascina, ha un qualcosa che non cambia con il tempo. Il rumore delle rotaie prima di tutto. Alternano un rullio prolungato ad un sobbalzo ritmico sulle giunture dei binari. Era così sui primi treni a vapore, è così ora sui treni ad Alta Velocità. E quel ritmo cambia solo con il cambiare delle stagioni. I binari, se ci fate caso, non sono accostati mai l'uno all'altro perchè bisogna lasciare al ferro lo spazio per dilatarsi con il caldo e restringersi con il freddo. Si può riconoscere in che stagione siamo viaggiando di notte su un treno, anche ad occhi chiusi. Un sobbalzo più forte corrisponde all'inverno, uno più debole all'estate.

Ha un'anima sua il treno. E non è la somma delle tante anime che trasporta. E' di più, è molto di più. E alle volte basta un particolare per rendersene conto.

Un dettaglio colto sul sorriso di un bambino che dorme rannicchiato sul sedile, di un anziano che appoggia la testa sul tavolino come faceva sul banco a scuola, di una ragazza che chiude gli occhi ma non stacca le cuffiette dalla testa, di un ragazzo che guarda un film sullo smartphone, di un signore elegante che ha sfilato le scarpe ma ha disteso sulle gambe, per pudore, la sua giacca in modo da conservare una certa compostezza.

A me viene da riflettere che il treno di notte trasporta con più serenità tante anime diverse alla stessa destinazione, ma non alla stessa meta. La differenza non è di poco conto.

Quando si sale tutti siamo accomunati dall'itinerario. In qualche modo siamo tutti uguali, anche se c'è chi scende prima e chi dopo. Ci è concesso un posto per sederci e magari un compagno di viaggio. Un corridoio per muoverci, un finestrino per proiettare i pensieri altrove. Se il convoglio rallenta tutti giungiamo dopo, se accelera tutti arriviamo prima, se si ferma tutti restiamo sospesi, in attesa che riparta. Ma la magìa non dura in eterno. Quando il treno si ferma e le porte si aprono, bisogna mettere i piedi a terra. Signori si scende, a ciascuno viene restituito il proprio destino.            

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Un treno trasporta varia umanità, me compreso, che quasi quotidianamente copro il tragitto Caserta-Benevento-Caserta. Due volte al giorno, solo 45 minuti con l'Alta velocità in genere (ma tra ritardi, rallentamenti, stop forzati, i tempi non sono mai tali). Questo Diario di viaggio vuole raccontare di tale umanità. E il tutto è lasciato al caso perchè, ogni volta, ho un numero di prenotazione che mi assegna questo o quel compagno di viaggio. In fondo un treno e solo un mezzo per un viaggio nel viaggio: la vita.