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DIARIO DI VIAGGIO: L'Alta Velocità e il caffè killer

Il bar in treno è un’invenzione meravigliosa. Ma il pericolo è alto, molto più dell’Alta Velocità. Si rischiano ustioni di terzo grado, contusioni, choc difficilmente superabili anche con un luminare della psicanalisi. La cosa migliore, quindi, quando si sale in carrozza è prevenire. Prima di tutto sappiate che sui Frecciarossa il vagone bar è quasi sempre la carrozza 5. Quindi evitare accuratamente le carrozze 4 e 6. Sono quelle più pericolose, se siete seduto li, almeno, non scegliete mai il sediolino che affaccia sul corridoio centrale. A costo di restare in piedi. Non lo fate. Le due carrozze in questione sono quelle che il passeggero, che è appena stato al bar, deve attraversare per ritornare al suo posto, senza essersi ancora abituato a camminare con le mani occupate. In nautica si chiama "piede di mare", è una questione dei centri dell'equilibrio che si abituano con ritardo agli scossoni. Poi dipende pure dal cervello di ciascuno di noi, ed è proprio questo il punto. Il passeggero del Frecciarossa, che non sempre dimostra di utilizzare tutto il suo cervello, deve tornare al suo posto con il bicchierino del caffè in mano, quindi, se tutto va bene, con una sola mano a disposizione per appoggiarsi alle spalliere dei sediolini ad ogni sobbalzo. Spesso però il Nostro, di rientro dal bar, fa il piacione con la compagna di viaggio affianco (ed ha quindi due bicchierini del caffè, uno per mano), oppure ha una moglie e due figli che lo hanno inviato in missione speciale e quindi stringe, oltre che nelle mani, anche nei gomiti bicchieri di coca cola e merendine. O anche pesa 150 chili, passa giusto giusto nel corridoio centrale, e ritorna dal bar come se avesse svaligiato un supermercato.
Io che viaggio ogni giorno ormai riconosco i tipi. Mi affaccio sul corridoio appena sento l’odore del caffè, in tempo per scorgere in fondo al vagone il “piacione” con un caffè bollente in ciascuna delle mani. Avanza a zig-zag, guarda il caffè invece di guardare avanti, ad ogni sobbalzo del treno sfiora un passeggero, poi si ferma, riprende a procedere come un ubriaco all’ultimo stadio. E intanto si avvicina. Non posso scappare. Una turista straniera ha bloccato la porta alle mie spalle con due valigioni che sembrano casse da morto. Se quello inciampa gli schizzi mi raggiungono comunque. Rimpiango i tempi in cui Nino Manfredi passava con il termos negli scompartimenti degli accelerati, altro che Tav. Ma ora sono qui, con il killer del caffè che si avvicina. Quindi la tecnica migliore è la morte apparente. Sto fermo, immobile, riduco i battiti cardiaci, muovo solo le pupille per seguire lo sconsiderato. Sobbalza, finisce sulle gambe di una signora anziana ma si riprende, poi sfiora la testa di un povero Cristo che dorme, ma procede ancora. Il treno sobbalza a destra e sinistra, lui si piega ma riesce ad avanzare in un miracoloso equilibrio precario. Ormai è ad un solo sediolino di distanza, a questo punto se mi piomba addosso posso solo tentare la mossa del portiere di calcio: mi butto a destra sperando che lui schizzi a sinistra. O viceversa? Miracoloooo passa, è oltre, un sediolino oltre me ed è ancora in piedi. C’è l’ho fatta. Ma…nooo un sobbalzo da bradisimo…il treno salta su uno scambio…lui perde l’equilibrio…alza le mani e getta il caffè indietro…noooooooo. Ma vaffaaaaa…