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DIARIO DI VIAGGIO: Polizia, aiuto, c'è un Cleaner

 Per anni ci siamo sentiti ripetere che senza conoscere almeno l'inglese non saremmo andati da nessuna parte. Che il mondo è di chi parla le lingue. Tutte cose vere, ma conoscere anche l'italiano non sarebbe male e, soprattutto, magari usarlo quando non è necessario usare idiomi stranieri. La riflessione mi è venuta guardando in stazione gli addetti alle pulizie. Come vedete in foto hanno una divisa da lavoro gialla con strisce grigie e, sulla schiena, una vistosa scritta “CLEANER”. Questa cosa, in verità, mi ha sorpreso non poco e ho cercato di comprenderne la ragione. Perchè non scrivere sulla schiena del suddetto lavoratore semplicemente: “Pulizie” che è la traduzione letterale di “CLEANER”? In realtà ci sono altre persone nelle stazioni, e anche negli aeroporti, che hanno delle scritte in inglese sulla schiena, tipo i medici o gli operatori sanitari hanno stampato sulla divisa “EMERGENCY”. Ma in questo caso la cosa si capisce. Le stazioni sono frequentate di turisti stranieri e, in occasione di un malore o di un'emergenza sanitaria, anche chi non parla italiano deve avere la possibilità di individuare subito un medico. Ma nel caso dell'addetto alle pulizie, che tra l'altro va girando con scopa e paletta in mano, che necessità c'è di informare il resto del mondo in inglese? In realtà il vezzo di parlare male la nostra lingua e usare a sproposito quelle altrui sembra dilagante, anche nei servizi pubblici. Ci sono ristoranti che scrivono sull'insegna e sui menù “Tipica cucina italiana” e poi i camerieri e i proprietari parlano di “food”, quasi gli facesse schifo usare la parola cibo. Ma un piatto di spaghetti alle vongole a Napoli, un'amatriciana a Roma, un piatto di tortellini a Bologna ti va per traverso se lo chiami food e non cibo. Così questo “CLEANER”, sinceramente, a me mette un po' di soggezione e non capisco perchè delle monnezza italiana debba occuparsi uno che parla inglese. I panni sporchi si lavano in famiglia, come si suol dire.

Ma dopo tanto riflettere su questo dilemma universale una visione mi ha rivelato l'arcano. Ho visto l'altra mattina alla stazione di Caserta, entrambi di spalle (come in foto) un poliziotto e uno spazzino. Il poliziotto ha la scritta POLIZIA dietro la schiena. Ecco risolto il giallo. Il signor Trenitalia pensava che se scriveva PULIZIE all'altro potevamo confonderci. Ma voi direte: come ci confondiamo se il poliziotto è vestito di blu e quello di giallo? Se il poliziotto porta pistola e manette e l'altro paletta e secchiello? Se il poliziotto dice “prego documenti” e l'altro non dice nulla e scopa solo? E ma voi ragionate così perchè non vi tocca mettere le scritte sulle spalle di nessuno. Quindi tenetevi il “CLEANER” e zitti.

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Un treno trasporta varia umanità, me compreso, che quasi quotidianamente copro il tragitto Caserta-Benevento-Caserta. Due volte al giorno, solo 45 minuti con l'Alta velocità in genere (ma tra ritardi, rallentamenti, stop forzati, i tempi non sono mai tali). Questo Diario di viaggio vuole raccontare di tale umanità. E il tutto è lasciato al caso perchè, ogni volta, ho un numero di prenotazione che mi assegna questo o quel compagno di viaggio. In fondo un treno e solo un mezzo per un viaggio nel viaggio: la vita.