
I sindaci e la (inutile) corsa ai test fatti in casa
Stiamo assistendo ad un proliferare di iniziative, da un capo all'altro della Penisola e a colpi di ordinanze, da parte di sindaci che, accesi da furore sanitario, autorizzano laboratori privati, cittadini, vigili urbani, messi comunali, uscieri e chiunque gli capiti a tiro, ad eseguire test di qualsiasi tipo per conoscere chi è positivo al coronavirus.
Lasciando da parte l'attendibilità dei test in questione e il loro costo e chi si avvantaggia di tali acquisti (su cui pure ci sarebbe molto da discutere), supponiamo, per assurdo, che siano infallibili e a costo zero, perchè li paga un ignoto Zio d'America (cosa anche questa poco plausibile, per come ci hanno trattato gli americani oltre che gli altri "amici" dell'Unione Europea).
Ora il punto è: ammettiamo che in un Comune di 7mila abitanti tutti vengono sottoposti al test e risulta, come possibile, che 3500 sono sani e 3500 sono malati. Che fa il sindaco dopo cotanto sforzo di indagine epidemiologica? Mette i 3500 sani in un recinto e gli altrettanti malati in un altro e li tiene separati per sempre? Già perchè va considerato che il test, sia esso positivo sia esso negativo, fotografa la condizione di salute di quella persona in quel momento quindi, nessuno garantisce che due secondi dopo quella stessa persona non si ammali oppure guarisca. Anzi, se si ammala, abbiamo anche la falsa certezza di continuare a ritenerla sana perchè gli abbiamo fatto il test.
Sulla scorta di queste considerazioni, solo logiche e ovviamente non scientifiche, risulta evidente che i test di massa fatti in casa non servono a nulla, costano tanto e hanno come unico risultato di fare "uscire" in televisione il sindaco in questione.
Del resto il problema italiano è sempre quello: nessuno vuole fare il proprio mestiere e invece si diverte a fare quello degli altri. In una fase così delicata la politica sanitaria deve essere nazionale, quindi unitaria e quindi chiara e a quelle norme tutti dobbiamo adeguarci. Infatti è in programma uno screening diffuso che verrà attuato nelle varie regioni e nei vari Comuni, ovviamente secondo modalità e criteri stabiliti dalle autorità sanitarie nazionali.
Nel frattempo i sindaci possono provare a fare qualcosa di veramente utile: vigilare che le distanze sociali vengano osservate, lavorare per la ripresa in sicurezza delle attività del loro territorio, fornire assistenza a supporto ai loro cittadini. Per fare tutto questo i test non servono e le chiacchiere ancor meno.