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I social strumenti di democrazia per i cittadini, un pò meno per i politici

Si scatena la guerra tra il presidente americano Trump e Twitter, dopo che il social media ha bollato come poco attendibili un paio di Tweet con cui il presidente diceva che il voto per corrispondenza non è sicuro. Il colosso dei social ha inserito sotto i "cinguettii" di Trump la frase “Get the facts about mail-in ballots” (informati sui fatti relativi alle votazioni per corrispondenza), un invito a verificare la veridicità di quanto dichiarato dal presidente. (il video in basso riassume la vicenda).

Questo invito a "verificare", Twitter, lo ha adoperato in altri casi, durante l'emergenza Coronavirus, per richiamare l'attenzione degli utenti in ordine a fake-news o informazioni sbagliate. Nei confronti di un "politico" di tale levatura e in piena campagna elettorale non lo aveva però mai usato. Per tutta risposta Trump ha detto che agirà nei confronti di Twitter (non per limitarne la libertà come da più parti si grida) ma per limitarne i privilegi, tra cui quello che i social non possono essere perseguiti dagli utenti in sede di risarcimento danni. Ossia è responsabile per danni solo l'utente, non chi gli dà la possibilità di ingiuriare o diffamare. Il che non mi sembra giuridicamente corretto. Ma ora il punto non è questo. Il vero punto è il rapporto tra i politici e chi detiene il potere e i social media. Se infatti i social costituiscono per le persone comuni un modo per far sentire la propria voce e diffondere le proprie opinioni (quindi uno strumento di democrazia), per i politici spesso sono uno strumento per sottrarsi al giudizio del popolo e quindi alle regole della democrazia. Oggi, infatti, molti politici usano i social per evitare il contraddittorio con i giornalisti che, se fanno bene il loro mestiere, dovrebbero contestare al politico la eventuale infondatezza di quello che dicono. In una conferenza stampa, infatti, il politico parla e i giornalisti ascoltano ma, alla fine, i giornalisti fanno anche domande "scomode". Tutto questo, oggi giorno, viene cancellato quando il politico comunica con i social o fa una bella diretta Facebook. In quel caso l'unico rischio che corre è di beccarsi un sacco di improperi da parte di chi non lo ama ma, certamente, non ci sarà nessuno che per mestiere è in grado di contestare documenti alla mano quello che dice. Sulla scorta di queste valutazioni ben venga il richiamo dei social a verificare quanto dicono i politici, ma che ci sia sempre e per tutti.