
Il caffè di 'contrabbando' dieci minuti dopo l'ora X
Stamattina mi è capitata una cosa che mi ha fatto riflettere sulla nostra attuale condizione. Non mi riferisco al rischio del Covid, ma alla certezza che le misure per contenere il Covid sono diventate una barzelletta. Ero su Corso Trieste a Caserta, erano le 10,45 e mi è venuto in mente di prendere un caffè. Stavo dirigendomi verso il tavolino per il consumo da asporto, quando ho incontrato una persona che mi ha salutato. Ma non mi ha solo salutato, ha iniziato a parlare di tutta un serie di cose per cui non sono riuscito a divincolarmi tanto facilmente. Dopo un pò, finalmente, ho potuto raggiungere il tavolinetto all'ingresso del bar. "Un caffè per cortesia". Il barista mi ammiccava, mi faceva segno di allontanarmi dalla porta, io non capivo, ma quando ci siamo spostati di una cinquantina di metri mi ha sussurrato: "Sono le 11,10, voi aspettate qui e non date nell'occhio". A quel punto ho realizzato. Stavo violando la legge, avevo sforato di dieci minuti per il caffè, in quel momento potevano piombarmi addosso vigili urbani, polizia, carabinieri, guardia di finanza, caschi blu dell'Onu. Per fortuna dopo meno di cinque minuti il barista mi ha raggiunto, nascondeva un proibitissimo bicchierino di caffè tra le mani. Con sguardo furtivo ha preso un euro e si è allontanato senza destare sospetti (dalla scaltrezza dimostrata ho pensato che lo faceva spesso). Io, da malvivente incallito, ho bevuto il caffè sul marciapiede davanti a tutti, erano circa le 11,12. Me la sono vista brutta, ma alla fine mi è andata bene. I 70mila uomini schierati in tutt'Italia dal ministro dell'Interno erano impegnati altrove.