Il video riprende un paziente morto nel bagno del Cardarelli di Napoli. Lo riprende in viso senza alcun rispetto per la dignità di quell'uomo. E senza considerare il dolore e lo strazio che la morte arreca ai suoi familiari e congiunti. Chi fa il video aggiunge il suo commento alle orrende immagini che filma con il telefonino, riprende una donna in viso, sdraiata su una barella, e dice che è morta tra l'urina. Ed usa un termine per definire questo che lo qualifica ulteriormente. Poi riprende tutto l'ambiente, di nuovo il viso di pazienti ammassati uno sull'altro. E ovviamente posta il video sui social e su whats app e quel video ce lo passiamo tutti e tutti esprimiamo dolore e sgomento. Ok. Distinguiamo due aspetti.
E' inumano che una struttura sanitaria tratti (o sia costretta dalla necessità a trattare) in questo modo dei pazienti. E' giusto che si indaghi e che si perseguano le responsabilità. Ma è assolutamente disgustoso oltre che inumano spettacolarizzare la morte, il dolore, lo strazio la sofferenza come ha fatto quella persona. E se quella persona è un operatore sanitario è assolutamente inaccettabile. Ma allora cosa doveva fare? Se voleva denunciare quanto aveva visto avrebbe potuto semplicemente consegnare quel video alle forze dell'ordine e alla magistratura. Avrebbe avviato lo stesso un'inchiesta senza fare della morte uno spettacolo lesivo della dignità umana. Al Cardarelli, è evidente, in quel luogo e in quel momento non c'era rispetto per la vita e per la salute, chi ha fatto il filmato e lo ha dato in pasto ai social ha offeso quella persona sia da viva che da morta. Ma allora potremmo chiederci fino a che punto la denuncia va fatta e se deve prevalere la dignità umana. La risposta non richiede competenze giuridiche o filosofiche. Basta che l'autore del video e noi stessi ci facciamo una domanda: avremmo fatto quella ripresa e ci saremmo comportati allo stesso modo se la persona morta fosse stata nostro fratello o nostro padre?