
Il referendum e la scelta del dispetto
Si infiamma il dibattito politico sul si o no al taglio dei parlamentari (anche se è più un braciere per addetti ai lavori che un incendio diffuso tra la gente: che sembra fregarsene altamente). Eppure tutti gli italiani saranno chiamati tra poco ad esprimersi, con il referendum. Un altro segnale della distanza della gente dalla politica, o meglio dai politici. O meglio ancora dalla politica per colpa degli attuali politici. Basta osservare le varie posizioni dei partiti sul si e no. La sensazione è che si schierino, con pretesti vari di cui molti ridicoli, da una parte o dall'altra per fare un dispetto a questo o quello. Il taglio lo hanno proposto i 5 Stelle, io sto contro e voto no, io sono alleato e devo votare si, a me sta antipatico quello e voto ni. Si cerca insomma di trasferire agli elettori referendari la stessa logica del voto parlamentare: se sto da una parte voto solo quello che propone quella parte, fesserie comprese. E se la mia parte avversa propone una cosa utile per il Paese io voto contro. Forse è a questo scellerato modo di fare che si dovrebbe porre freno. Come? Con proposte di legge "anonime" in Parlamento. Così tutti sono liberi di valutare il loro contenuto in funzione del bene del Paese. Il Parlamento non riesce infatti più a produrre norme generali e astratte da applicare con imparzialita' a tutti, ma solo disposizioni ad hoc o spesso ad personam. Un Parlamento che non legifera, ma amministra ed è schiacciato sulle posizioni del Governo in carica (come lucidamente dice oggi Sabino Cassese su il Corriere della Sera). Ma quindi sti parlamentari li tagliamo o no? Io gli ridurrei lo stipendio ad un terzo (5000 euro al mese sarebbero anche troppi), poi possono pure restare come sono. Ma mi sembra che nel referendum il terzo quesito non è ammesso. Peccato.