
Industria inquinante e coronavirus: ecco la chiave
Piano piano ci stiamo arrivando. E parliamo di fatti, non di teorie. E' un fatto che il virus si è diffuso con maggiore velocità, pericolosità e violenza nelle regioni maggiormente industrializzate del Nord Italia. Basta gettare un occhio alle due cartine, quella del contagio e della industrializzazione italiana per rendersi conto che sono sovrapponibili. Maggiore ricchezza e produttività è concisa con maggiore inquinamento e maggiore diffusione del virus e più morti. E questo è un altro fatto. Veniamo ai rimedi. Situazioni strutturalmente diverse non possono avere cure uguali. E' come se curassimo allo stesso modo una mal di denti e una frattura scomposta alla gamba. Quindi la riapertura delle attività al Nord non può avvenire allo stesso modo che al Sud, se si vuole fare il bene dell'Italia. E soprattutto al Nord occorre una maggiore attenzione per rimuovere quelle cause di inquinamento (agricoltura e zootecnica intensiva con uso di sostante chimiche, industria inquinante) che al Sud sono meno marcate semplicemente perchè ci sono meno industrie e meno attività intensive con uso di sostanze chimiche. Non c'è un contenuto morale o di premialità in questo ragionamento, ma solo una necessità di efficacia. Non si vuole dire che il Nord sia più o meno colpevole del Sud o viceversa, ma solo che, stando così le cose, bisogna avere il coraggio di agire secondo necessità. Una scelta politica che finora non è stata fatta, e a cui va posto subito rimedio con un'inversione di rotta. Se si continua con il blocco totale indiscriminato si penalizza ancora di più il Nord e, con esso, tutta l'Italia.