
Inquinamento a Castel Volturno, il Dna scagiona le bufale e inchioda i sindaci
In materia di crimini spesso la realtà supera la fantasia. E' accaduto a Castel Volturno. Il 6 maggio scorso un blogger scatta una foto dall'alto, con un drone, della foce del canale Agnena, al confine tra Castel Volturno e Mondragone. La ritocca un pò (tecnicamente si chiama saturazione dei colori) e rende macroscopicamente visibile ciò che è nell'acqua: una spaventosa e schifosa chiazza nera che si espande dal canale nel mare per alcuni chilometri. Poi diffonde la foto sui social e l'immagine diventa virale, almeno quanto i colibatteri che sono presenti in quel tratto di mare. La foto suscita sdegno e migliaia di condivisioni. Non lo avrebbe fatto se lui non l'avesse ritoccata. Il web si nutre di cose macroscopiche, noi utenti non abbiamo tempo per guardare a fondo e riflettere. Così un delitto per essere virale sul web deve contenere molto sangue, un litigio molti insulti e magari qualche schiaffo in diretta, una tragedia almeno due o tre persone che piangono davanti alle telecamere. E' la legge del web e miliardi di utenti-fruitori vogliono così. Ma, in questo caso, la forzatura produce un effetto positivo. La Procura di S. Maria C. V., da sempre attenta a perseguire i prevenire i reati ambientali, apre subito un'inchiesta. Le forze dell'ordine risalgono il canale alla ricerca della fonte di inquinamento. Trovano un'azienda bufalina, nel territorio di Capua, che ammassa tonnellate di letame lungo le sponde dell'Agnena e buona parte delle stesse finiscono in acqua e poi in mare. Bingo. I due titolari vengono denunciati, l'azienda sequestrata. Ma la Procura di S. Maria non si ferma e fa analizzare l'acqua putrida. Scopre così che quella non è cacca di bufala ma di esseri umani, migliaia di esseri umani che gettano ogni giorno i loro scarichi in mare. Il Dna non mente, nei film polizieschi e nemmeno nella realtà. Così le bufale vengono assolte e si scopre che, a monte del canale c'è un depuratore intercomunale che serve quattro Comuni per una popolazione di 18.000 abitanti. Quel depuratore da 26 anni non funziona e, quando tutti quegli esseri umani scaricano nelle fogne, i loro residui organici finiscono direttamente in mare. Ora i sigilli scattano per il depuratore e sotto inchiesta finiscono quattro sindaci. Un plauso alla Procura per la professionalità e la competenza, ai sindaci (che ovviamente chiariranno le loro responsabilità attraverso gli avvocati) un pensiero molto meno tenero, alle bufale profonde scuse. La storia si ripete. Tutti gli animali sono uguali ma ci sono animali (quelli umani) che si credono più uguali degli altri. E fanno disastri enormi.
Per chi ha voglia di approfondire il video qui sotto e, oggi su Il Mattino, un ottimo pezzo della collega Mary Liguori.