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L'indagine Oms che rischia di trasformarsi in guerra commerciale

Due miliardi di dollari cinesi per la lotta globale contro la pandemia e la promessa di condividere con tutti i Paesi «il bene comune» del vaccino, se saranno gli scienziati di Pechino i primi a svilupparlo. Xi Jinping si è presentato così, in videoconferenza, all’assemblea annuale dell’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità.  La Cina deve gestire la richiesta pressante di un’indagine internazionale sulle origini dell’infezione, spinta da Washington, Londra, Parigi, Berlino e appoggiata da 120 Paesi.

L'indagine è sacrosanta, anche se bisogna comprendere da subito quali sono gli obiettivi che si propone. Si dirà che un'indagine ha sempre come obiettivo l'accertamento della verità. Ma ci sono alcune verità già palesi, ossia che la Cina ha mentito sull'entità della pandemia, sulla sua pericolosità e ha provocato una diffusione mondiale, che, forse si poteva contenere. Si è comportata così semplicemente perchè un regime dittatoriale si comporta sempre così: magnifica ciò che gli conviene e nasconde ciò che potrebbe danneggiarlo. Xi Jinping è inoltre il leader di un partito-stato, di fatto l'unico a gestire il potere, e già ricordare questo spiega l'inutilità di un'indagine tesa ad accertare se la Cina ha mentito o no.

L'indagine, invece, realmente indipendente, deve inchiodare alle proprie responsabilità chi ha provocato milioni di morti affinchè su quest'ultimo cada, almeno in parte, il ristoro economico di quanto fatto. La perdita della vita umana, anche una sola, non potrà mai essere risarcita da nessuno. Ma alleviare almeno le condizioni di vita aggravate da questa pandemia, soprattutto nei paesi più poveri, questa sarebbe una giusta condanna se sarà mai individuato un colpevole. Invece il rischio è che l'indagine internazionale finisca col produrre solo sanzioni che avvantaggiano questa o quella holding sullo scenario finanziario mondiale.