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Negozi chiusi e vendite a picco, ma Comuni e Camera di Commercio stanno a guardare

Da circa dieci mesi tutti i negozi sono investiti da uno tsnunami che ha fatto crollare a picco le vendite e, in alcuni casi, le ha completamente annullate. Ovviamente colpa del virus, anche se le criticità della distribuzione al dettaglio nelle città e nei centri storici, erano già gravissime prima dello scoppio dell'epidemia. Ma, ad ogni modo, mi sembra incredibile che i Comuni in cui risiedono le attività commerciali e la Camera di Commercio (magari con il sostegno delle associazioni di categoria) non abbiamo fatto una cosa ovvia: creare una grande piattaforma di e-commerce comunale che consentisse di proseguire la vendita on-line, gratuitamente, a tutti i negozi, magari con tanto di consegna a domicilio delle merci. Immaginate un luogo virtuale, che riproduce anche le strade e i nomi dei negozi di ogni città, in cui si clicca e si vedono in un catalogo on-line tutte le merci con relativi prezzi. Il cliente, che già conosce il "suo" negozio, oppure ne visita uno nuovo, sceglie, paga e riceve la merce a domicilio. Proprio come fa Amazon, che tutti criticano, ma di cui nessuno prova a seguire l'esempio. E ovviamente, in questo modo, tutti i negozi sarebbero "aperti" da remoto e tutti potrebbero continuare a lavorare. In più, passata la pandemia, questa forma di vendita on-line, fornita come servizio comunale, si aggiungerebbe a quella tradizionale e consentirebbe di abbattere costi ed essere più concorrenziali. Perchè quindi non si investe in questo? Perchè non si distribuisce qualche bonus in meno, ma non si dà la possibilità ai negozianti di lavorare in sicurezza anche a distanza? Le singole iniziative di vendita in e-commerce sono infatti deboli e frammentarie, ma un unico servizio organizzato dal Comune per tutti potrebbe investire molte più risorse anche per promuovere i "negozi virtuali" sul web. E mai possibile che nessuno ci ha ancora pensato?