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Per rilanciare l'export, difendiamo i prodotti italiani nel mondo

C'è una norma fondamentale del diritto internazionale che si chiama "condizioni di reciprocità". Vuol dire che il diritto riconosciuto da uno Stato ad un altro deve fondare sul fatto che il secondo Stato riconosca lo stesso diritto al primo. Attenzione parlo di Stati, non di persone, perchè l'accoglienza e l'umanità nei confronti di chi ha bisogno prescinde da qualsiasi condizione di reciprocità. Detto questo il campo delle "condizioni di reciprocità" si restringe soprattutto alle questioni economiche. Ebbene, vista la rapidità con cui taluni Stati, anche europei, hanno chiuso le frontiere all'Italia non appena esplosa la pandemia, ben oltre le ragioni di tutela sanitaria, e come alcuni (vedi Austria) continuano a farlo, ci sarebbe bisogno da parte nostra di più attenzione e rigore nei loro confronti. Dal punto di vista economico appunto, considerando che il loro blocco del turismo verso l'Italia serve solo a fare protezionismo nei confronti del loro turismo interno. Ma come fare? Tutelando in primo luogo il Made in Italy. Se apri un ristorante in Austria e lo chiami "ristorante italiano" (vedi il video di Checco Zalone qui sotto) e ti fregi delle bandiere italiane e cucini schifezze varie che con i piatti italiani non hanno nulla a che vedere, ebbene lo Stato Italiano, fa una bella azione legale nei confronti del titolare. E questo anche nei confronti di chi dice di vendere "mozzarella", "parmigiano reggiano", "pasta italiana" e "pizza italiana", "vino italiano" e, in realtà, truffa i consumatori da un capo all'altro del mondo.
Solo il falso Made in Italy agroalimentare vale nel mondo oltre 100 miliardi di euro (ci ruba tra l'altro 300mila posti di lavoro) e nell'ultimo decennio ha avuto un aumento record del 70%, a causa della pirateria internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che richiamano all'Italia per alimenti taroccati che non hanno nulla a che fare con il sistema produttivo nazionale“.
Ora che la guerra sanitaria al virus ci concede un pò di tregua dobbiamo imparare almeno a difenderci nella guerra economica che si è già scatenata nel mondo. Innanzitutto difendendo le nostre eccellenze e i nostri prodotti in ogni parte del globo.