
Protesta incomprensibile contro norme incomprensibili
Nelle ultime ore abbiamo assistito ad un altro capitolo dell'odissea Coronavirus. Dopo l'allarme per la nostra salute e quello per la nostra economia, il rischio ordine pubblico. Certo non ci facciamo mancare nulla. Premettiamo una cosa ovvia, ma è opportuno ribadirla: in uno stato di democrazia ognuno ha il diritto di contestare civilmente la legge (ma nel frattempo la deve osservare) e di darsi da fare, sempre civilmente, affinchè venga modificata. Detto questo non ho capito contro cosa stanno protestando i commercianti e qual è la proposta alternativa. Ma questa incertezza delle rivendicazioni non è colpa dei commercianti o di chi protesta ma di chi sta, a colpi di decreti e ordinanze, imponendo divieti non sempre comprensibili e differenti da una città all'altra. Partiamo dalla situazione attuale, c'è chi pensa che i contagi non sono reali, che tutto sommato la gente sta bene, che muoiono solo gli anziani. Purtroppo c'è un dato oggettivo: gli ospedali sono pieni e non sono in grado più di accogliere pazienti. E' quindi assolutamente necessario evitare che ci siano altri ricoveri e, per far questo, bisogna tamponare la diffusione del virus e, di conseguenza, limitare la circolazione e i contatti tra le persone. Se su questo tutte le persone ragionevoli sono d'accordo resta da definire come. Il Governo e le Regioni hanno sfornato una serie di limitazioni: disarmoniche, disarticolate, incomprensibili per molti versi (perchè una palestra è più a rischio contagio di un autobus, tanto per fare un esempio). Bisogna reagire perchè vengano migliorate chiedendo modifiche che possano essere attuale, chiedendole anche con la protesta civile. Ma protestare contro le misure, come se non ce ne fosse bisogno e fosse tutto un capriccio di chi ci governa, è la strada maestra per far scattare, sotto la pressione dei morti e delle persone in terapia intensiva, un nuovo blocco totale. Speriamo proprio di no.