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Quando la privacy è un pretesto per proteggere disonesti e criminali

Sui parlamentari, consiglieri regionali, assessori regionali, sindaci e consiglieri comunali che hanno percepito il bonus da 600 euro comportandosi da accattoni si sta facendo un gran polverone che finirà per "assolvere" tutti. In primo luogo per i Parlamentari la privacy viene meno considerato il danno di immagine che hanno fatto alle Istituzioni e al popolo italiano. Quindi la Camera avrebbe potuto e dovuto fare immediatamente i nomi, anche per non confonderli con gli altri che il bonus non l'hanno preso. Poi bisogna fare una netta distinzione tra i parlamentari, gli assessori e consiglieri regionali e i consiglieri di piccoli comuni o sindaci degli stessi. Mentre i parlamentari e i "regionali" prendono un'indennità che va dai 13mila ai 15euro al mese e quindi chiedere i 600 euro è da accattoni, gli amministratori dei piccoli comuni hanno un'indennità di poche centinaia di euro e, quindi, se hanno i requisiti, hanno tutto il diritto di chiedere e ottenere il bonus. Ma, alla fine, il problema vero è la privacy sbandierata come un pretesto per proteggere chi non lo merita. Del resto in un'epoca in cui tutti pubblicano tutto sui social, appellarsi alla privacy è quanto meno contraddittorio. Invece c'è una tendenza, anche da parte delle Istituzioni, a proteggere, celando i loro nomi, persone che non se lo meritano. Da un pò di tempo a questa parte fanno così anche i magistrati che impongono alle forze dell'ordine, nei comunicati stampa, di non mettere i nomi o mettere solo le iniziali dei peggiori criminali che arrestano. Cosa assurda in quanto l'opinione pubblica ha tutto il diritto di conoscere chi delinque e di vedere anche la sua fotografia qualora il reato sia grave. A questo punto bene ha fatto Francesco Facchinetti a pubblicare il video dei ladri che gli hanno svaligiato la casa. Anzi in questi casi i volti dei delinquenti vanno assolutamente pubblicati senza filtri affinchè tutti li possano riconoscere.