Sfruttamento minorile, rischio incremento per il COVID-19
Giuseppe Palmieri
Nel ricco Occidente i bambini non sempre raggiungono quella felicità a cui hanno diritto, l’infanzia, in quanto stagione privilegiata della vita, si può dire inesistente in molte regioni dell’Africa, dell’Asia sud-orientale e dell’America Latina. In questi paesi “dove l’infanzia non esiste” è frequente il fenomeno dello sfruttamento minorile dove bambini, privi di istruzione e abbandonati a loro stessi, conducono un’esistenza infernale lavorando in ambienti sporchi e rumorosi, sottoposti alla violenza di padroni avidi e violenti.
Lo sfruttamento minorile ha un collegamento con il turismo sessuale che attira da ogni parte del mondo individui senza scrupoli, i quali possono così soddisfare liberamente i loro istinti più infimi senza incappare nei rigori della legge, come accadrebbe negli stati da cui provengono.
Il numero di bambini che lavorano in età precoce è diminuito di 94 milioni rispetto al 2000, ma questo risultato ora è a rischio.
Secondo uno studio dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro e dell'Unicef, milioni di bambini rischiano di essere spinti verso il lavoro minorile a causa della crisi economica innescata dalla pandemia COVID-19, che potrebbe portare al primo incremento del fenomeno dopo 20 anni di numerosi progressi.
“Nessun bambino dovrebbe mai lavorare. Gli unici strumenti di lavoro che un bambino dovrebbe tenere in mano sono penne e matite”. Il messaggio universale di Iqbal Masih, divenuto celeberrimo, lanciato nel corso di una conferenza a Stoccolma nel 1994, è finora rimasto soltanto un sogno.
IE Liceo Classico "Domenico Cirillo"