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Troppe vittime dell'ingiustizia: ambasciatore licenziato e assolto dopo 7 anni di calvario

IL CASO DI MICHAEL GIFFONI
Capo della task-force per i Balcani dell’Alto rappresentante per la Politica estera Ue Javier Solana, direttore per il Nord Africa alla Farnesina e dal 2008 al 2013 primo ambasciatore d’Italia in Kosovo, Michael Giffoni nel 2014 viene sospeso dal servizio perché accusato dalla procura di Roma di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina da Pristina verso l’area Schengen. Accusa cui si aggiungerà quella di associazione a delinquere. Giffoni viene quindi sospeso per sei mesi poi sottoposto a procedimento disciplinare e infine destituito dall’incarico. Nulla servono due sentenze del Tar che ordinano il suo reintegro. L’epilogo, dopo sette anni, con la sentenza del tribunale di Roma che lo ha assolto perché il fatto non costituisce reato.

La storia dell'umanità è piena di errori giudiziari perchè la giustizia, come tutte le attività umane, non è infallibile. I giudici sono persone e, come tutte le persone, sbagliano. Ma la giustizia italiana, purtroppo, ha inanellato negli ultimi decenni errori giudiziari ben oltre il fisiologico "errare umano". Il punto è che, per avere giustizia, anche di fronte ad un'accusa di furto ci vogliono 10 anni nei tre gradi di giudizio. Per aver riconosciuto un diritto, nell'ambito civile, anche 15 anni. Per dirla in sintesi una giustizia in ritardo è sempre ingiusta. Soprattutto nell'attuale era digitale in cui bastano due secondi, con un post sui social, per infangare una persona e attivare un copia incolla universale che la condanna, per sempre, ad essere, da innocente, considerata come la feccia dell'umanità.
Quindi la vera riforma della giustizia è stabilire tempi certi per indagini, processi e sentenze. Come? Aumentando il numero di giudici e personale giudiziario, facendo processi dalle 8 del mattino alle 20 di sera e non dalle 10,30 alle 14,00, esclusi sabato e domenica. Se non si farà questo avremo sempre più innocenti sotto accusa, carceri piene di detenuti, in custodia cautelare e non perchè condannati, vittime della giustizia oltre che vittime dell'ingiustizia.