
Tutti danno numeri al lotto sull'apertura delle scuole, ma le scuole sono a pezzi e non possono riaprire
Nel giornalismo c'è un vecchio adagio: andare, vedere e raccontare. Se non l'hai vista una cosa come la racconti? Lo stesso motto dovrebbe applicarsi alla politica: come fanno i nostri amministratori a trovare soluzioni se non conoscono i problemi? Ieri mattina sono andato in un istituto superiore casertano. Il preside aveva i capelli rizzati (i pochi rimasti). La scuola è interessata da lavori di adeguamento Covid (in sostanza ampliamento delle aule per distanziare i ragazzi). I lavori non sono andati avanti di un passo durante le festività natalizie e anche prima. Chiedendo un pò in giro ho saputo che sono nelle stesse condizioni la maggior parte degli istituti superiori casertani. E, di fronte alle richieste di intervento dei presidi, il provveditorato scolastico regionale non risponde proprio più. Per quanto riguarda i trasporti poi zero assoluto. La provincia ha mandato un questionario ai ragazzi per chiedere: ma voi come andate a scuola? Loro hanno risposto e la cosa si è fermata li.
Ora, in questo marasma generale, con presidi e collaboratori che annaspano come possono il Governo nazionale e quello ragionale continuano ad indicare date per il ritorno in presenza legando la cosa al fatto che il virus allenti la presa. Ma siccome questi signori in una scuola (una qualsiasi di quelle distribuite sul territorio) non ci vanno, non sanno che, virus o non virus, le scuole non sono in grado ora di accogliere i ragazzi in presenza. Però una cosa positiva c'è: tutte le aule sono fornite di banchi singoli, alcuni anche con le rotelle. Banchi vuoti, come la testa di chi ha concepito questo tipo di organizzazione.