
Verbali sui media: magistrati tentano di delegittimare altri magistrati. Giustizia problema rimosso
Dal Corriere della sera di oggi
Roma indaga sui corvi al Csm per scoprire come e perché i verbali segreti dell’avvocato Piero Amara siano stati diffusi, gettando ombre sulla guida della Procura di Milano. Il pg della Cassazione, Giovanni Salvi parla di «gravi violazioni» sui quali il suo ufficio aprirà «un’inchiesta disciplinare». Il Csm: vogliono delegittimarci.
Dopo il caso Palamara un altro "caso" che mette in risalto quanto sia in crisi non la magistratura, ma la funzione di autogoverno della stessa, affidata al Csm. Il Consiglio superiore della magistratura svolge un ruolo fondamentale. Siccome i magistrati, per la Costituzione, sono sottoposti solo alla legge e la loro autonomia va giustamente difesa (soprattutto dalla politica) esiste un organo di autogoverno della magistratura, il Csm appunto, che è l'unico che può sindacare l'operato dei magistrati, prendere provvedimenti disciplinari, decidere le nomine, i trasferimenti e così via discorrendo. Purtroppo è accaduto che il Csm, in alcuni casi, si è difeso così bene dalla politica, da diventare esso stesso politica. Ossia comportamenti non corretti di taluni magistrati hanno finito col condizionare altri magistrati e la politica stessa. Spesso ciò avviene usando come strumento il segreto istruttorio. Il magistrato inquirente e quello giudicante è depositario del segreto che è necessario allo svolgimento delle indagini. Almeno nella fase istruttoria. Il punto è che se qualcuno rende invece pubblico, a propria discrezione, un segreto istruttorio su Tizio e non su Caio, produce degli effetti devastanti. In merito alla fiducia che la gente ha nella magistratura e in ordine alla imparzialità e autonomia della stessa. Pensate ad esempio alle intercettazioni che finiscono sui giornali per quell'imputato si e per quell'altro no. Il punto è quindi la tenuta del segreto istruttorio finchè non è stata accertata la verità processuale. Ma per tamponare immediatamente questo problema basterebbe una legge semplice semplice. Chi è depositario del segreto, quando il segreto viene violato, riceve automaticamente una sanzione disciplinare ed economica. Solo perchè il segreto non è più tale e qualcuno avrebbe dovuto custodirlo. Poi si fanno le indagini e si valutano altre responsabilità. Dico questo non per difendere giornalisti, segretarie, messi o altre persone che invece finiscono sotto indagine. Ma perchè se io affido un segreto ad una persona, solo a quella persona, e poi la cosa si viene a sapere non me la devo prendere con chi la diffonde il giro, ma con chi non ha saputo o voluto custodirla. E' come se quando gocciola un rubinetto mi affanno ad asciugare le gocce senza chiudere, a monte, la manopola principale dell'acqua, nel frattempo che comprendo dove perde il sistema.
Roma indaga sui corvi al Csm per scoprire come e perché i verbali segreti dell’avvocato Piero Amara siano stati diffusi, gettando ombre sulla guida della Procura di Milano. Il pg della Cassazione, Giovanni Salvi parla di «gravi violazioni» sui quali il suo ufficio aprirà «un’inchiesta disciplinare». Il Csm: vogliono delegittimarci.
Dopo il caso Palamara un altro "caso" che mette in risalto quanto sia in crisi non la magistratura, ma la funzione di autogoverno della stessa, affidata al Csm. Il Consiglio superiore della magistratura svolge un ruolo fondamentale. Siccome i magistrati, per la Costituzione, sono sottoposti solo alla legge e la loro autonomia va giustamente difesa (soprattutto dalla politica) esiste un organo di autogoverno della magistratura, il Csm appunto, che è l'unico che può sindacare l'operato dei magistrati, prendere provvedimenti disciplinari, decidere le nomine, i trasferimenti e così via discorrendo. Purtroppo è accaduto che il Csm, in alcuni casi, si è difeso così bene dalla politica, da diventare esso stesso politica. Ossia comportamenti non corretti di taluni magistrati hanno finito col condizionare altri magistrati e la politica stessa. Spesso ciò avviene usando come strumento il segreto istruttorio. Il magistrato inquirente e quello giudicante è depositario del segreto che è necessario allo svolgimento delle indagini. Almeno nella fase istruttoria. Il punto è che se qualcuno rende invece pubblico, a propria discrezione, un segreto istruttorio su Tizio e non su Caio, produce degli effetti devastanti. In merito alla fiducia che la gente ha nella magistratura e in ordine alla imparzialità e autonomia della stessa. Pensate ad esempio alle intercettazioni che finiscono sui giornali per quell'imputato si e per quell'altro no. Il punto è quindi la tenuta del segreto istruttorio finchè non è stata accertata la verità processuale. Ma per tamponare immediatamente questo problema basterebbe una legge semplice semplice. Chi è depositario del segreto, quando il segreto viene violato, riceve automaticamente una sanzione disciplinare ed economica. Solo perchè il segreto non è più tale e qualcuno avrebbe dovuto custodirlo. Poi si fanno le indagini e si valutano altre responsabilità. Dico questo non per difendere giornalisti, segretarie, messi o altre persone che invece finiscono sotto indagine. Ma perchè se io affido un segreto ad una persona, solo a quella persona, e poi la cosa si viene a sapere non me la devo prendere con chi la diffonde il giro, ma con chi non ha saputo o voluto custodirla. E' come se quando gocciola un rubinetto mi affanno ad asciugare le gocce senza chiudere, a monte, la manopola principale dell'acqua, nel frattempo che comprendo dove perde il sistema.