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Vitalizi: tutti i cittadini sono uguali, ma i parlamentari sono più uguali degli altri

La giunta del Senato ha restituito i vitalizi ai senatori, annullando una disposizione precedente, e imponendo addirittura la restituzione delle somme non percepite dai parlamentari. Il vitalizio è cosa diversa della pensione. E' una somma in più, la cui entità dipende da età e anni di permanenza in Parlamento, che tra l'altro si trasferisce pure a moglie e figli dei parlamentari. Il vitalizio, a mio parere, è un anacronistico retaggio feudale per persone che vengono ben pagate per il loro ruolo di parlamentari ed è quindi uno scandalo che sia stato ripristinato un "minimo" sacrificio, una volta tanto, messo a carico di membri di Camera e Senato.

Ma cosa è successo? Semplicemente lo Stop al taglio dei vitalizi del Senato, e Palazzo Madama dovrà anche restituire quanto tagliato dall'ottobre 2018 - quando il provvedimento fu approvato su forte spinta del Movimento 5 Stelle - a oggi. Il voto è arrivato alla Commissione Contenziosa del Senato: su cinque componenti, tre hanno votato a favore - sarebbero il presidente della commissione Giacomo Caliendo, e due membri tecnici: i professori Gianni Ballarani e Giuseppe Della Torre - e due si sono detti contrari, e sono entrambi della Lega: Simone Pillon Alessandra Riccardi, ex M5s da poco passata al gruppo di Matteo Salvini.

In realtà io penso che, oltre all'abolizione dei vitalizi, bisognerebbe riformare anche le indennità di carica dei parlamentari che ora si aggirano, complessivamente, su circa 15mila euro netti al mese. Basterebbe una legge semplice semplice. Ecco il testo: "un parlamentare eletto percepisce per gli anni del mandato un'indennità pari al suo stipendio da lavoratore o al reddito dichiarato da professionista, più il rimborso di spese strettamente personali e riferite al suo incarico rigidamente documentate". Così facendo ogni lavoratore, con il suo stipendio di sempre, potrà mettersi al servizio del Paese. E ogni professionista con il reddito dichiarato (se ha evaso il fisco e dichiarato meno sono fatti suoi) potrà rendere lo stesso servizio. Ovviamente niente vitalizi e pensioni rapportante sempre ai succitati redditi da lavoro. Troppo semplice per essere vero. Mi sa che questa legge è dell'altro mondo. Nel frattempo se volete approfondire con un pizzico di disgusto leggete sotto sono sono i vitalizi o guardate il video per vedere cosa hanno ripristinato.



Vitalizi parlamentari: cosa sono, come si calcolano e chi sono gli eredi

Per molti un privilegio ingiustificato, i vitalizi sono delle somme che vengono versate agli ex parlamentari e consiglieri regionali alla fine del mandato. Nati nel 1954 e aboliti nel 2012, ecco cosa sono davvero e a quanto ammontano.

I vitalizi sono un’erogazione di denaro mensile corrisposta in favore dei parlamentari alla fine del mandato, come premialità per aver svolto un incarico pubblico in favore del popolo italiano.

Il vitalizio, dunque, viene corrisposto a deputati e senatori che presentano i requisiti di anzianità e permanenza nelle Camere, precisamente prende il vitalizio chi:

  • ha concluso un mandato di almeno 5 anni prima del 2012 (anno in cui sono stati aboliti);

  • ha compiuto 65 anni.

I vitalizi dei parlamentari potrebbero sembrare una sorta di pensione, ma non è così: la loro erogazione non dipende dall’INPS ma grava sul bilancio degli organi istituzionali di cui il parlamentare faceva parte (Senato o Camera dei deputati).

Il tema dei vitalizi è sempre molto chiacchierato anche perché la loro abolizione è stato il cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle. Oggi la notizia che il Senato li ha ripristinati con l’ordine di restituire gli arretrati

Visto che si tratta di uno dei temi centrali della politica italiana, cerchiamo di spiegare cosa sono esattamente i vitalizi parlamentari, come si calcolano, e a quali eredi di trasmettono.

Vitalizi parlamentari: cosa sono, abolizione e importo

Come abbiamo anticipato, i vitalizi parlamentari sono stati aboliti nel 2012 (ad eccezione per coloro che ne avevo i requisiti prima di quella data), e nel 2018 una delibera firmata M5S ne ha stabilito il ricalcolo utilizzando il metodo contributivo: questo ha significato una “sforbiciata” imponente - circa del 60% - degli importi percepiti fino a quel momento. Una mossa politica che ha riguardato oltre 2600 tra deputati e senatori.

Il taglio non è piaciuto a molti parlamentari, basti pensare che i ricorsi giudiziari contro la delibera sono più di 2 mila.

Molti pensano, erroneamente, che i vitalizi siano stabiliti dalla Costituzione, ma non è così. In realtà il dettato costituzionale prevede semplicemente che le Camere possano autogestirsi ed organizzarsi in autonomia, e quindi stabilire particolari trattamenti economici.

I vitalizi sono stati introdotti nel 1954 come una somma mensile da erogare al termine del mandato per ricompensare chi aveva prestato il proprio servizio allo Stato e supportare economicamente chi era stato costretto ad abbandonare il lavoro perché incompatibile con l’attività in Parlamento.

Inizialmente il vitalizio era previsto dopo i 60 anni e per riceverlo bastava anche un solo giorno alla Camera o in Senato, il metodo di calcolo era quello retributivo (quindi in base allo stipendio percepito).

I primi tagli sono arrivati intorno al 1997 con una grande riduzione dell’importo (circa l’85%) e l’età minima è salita a 65 anni.

Poi nel 2007 l’importo del vitalizio è diventato variabile in base all’anzianità di servizio e la gli anni di mandato.

La riforma del 2012, da vitalizio a pensione

La vera rivoluzione arriva nel 2012 quando i vitalizi per i parlamentari vengono trasformati in erogazioni di tipo pensionistico, in modo analogo a quanto previsto per gli altri lavoratori.

Questa riforma non è retroattiva e quindi opera soltanto per chi viene eletto dopo il 2012. Vediamo come funziona la “pensione per parlamentari”: i requisiti per ottenerla sono 65 anni di età per chi ha portato a termine un mandato e 60 per chi ne ha fatto più di uno; l’importo invece è calcolato in base ai contributi versati durante il mandato.

Per chi è rimasto in carica dopo il 2012 ma aveva iniziato il mandato negli anni precedenti il ricalcolo delle somme avviene soltanto per le indennità successive.

L’intervento del Movimento 5 Stelle

Nel 2018 il Movimento 5 Stelle procede al ricalcolo con sistema contributivo per tutti i vitalizi maturati fino al 31 dicembre 2011, eliminando il sistema retributivo.

Questa mossa portò ad un taglio consistente dei vitalizi erogati. Vennero poi stabiliti dei “tetti”:

  • 980 euro per chi ha un solo mandato;

  • 1.470 euro per i vitalizi con taglio di oltre il 50% con le nuove regole.

Vitalizio parlamentari: chi li prende e chi sono gli eredi

Il vitalizio parlamentare vale “vita natural durante” e ciò significa che non si esaurisce con la morte del parlamentare ma viene erogato anche ai suoi eredi. Ma chi sono gli eredi che ne beneficiano?

Prima di tutto i coniugi, ma oltre ad essi anche i figli e le figlie dei parlamentari continuano a percepire il vitalizio dei genitori e, se non bastasse, il pagamento viene erogato anche a fratelli e sorelle.

Insomma, il vitalizio parlamentare può avere una durata talmente lunga da passare almeno un paio di generazioni, con un dispendio non da poco per lo Stato.